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Eloge de l'Art par Alain Truong
22 novembre 2010

Sotheby's Sale Establishes a World Auction Record for Painter Giuseppe Vermiglio

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Giuseppe Vermiglio, Cristo davanti a Pilato (detail). Oil on canvas, 120 x 174 cm. Estimate: 120,000–180,000 euro. Sold: 240,750 euro. Photo: Sotheby's.

MILAN.- A very good overall market response to this Milanese appointment with Old Master & 19th Century Paintings, Works of Art and Books: the selected catalogue has brought an increment in collectors and dealers interest.

A world record has been fetched by the beautiful Caravaggesque painting Cristo davanti a Pilato by the Milanese painter Giuseppe Vermiglio.

More than ten minutes lasted the bidding competition for the rare view of Santa Sofia, Istanbul which has been purchased by an European collector for nearly 400.000 euro.

Pointillist paintings were highly appreciated in the sale room and on the phones: remarkable prices were achieved by Plinio Nomellini and Angelo Morbelli.

Francesco Morroni – Furniture and Works of Art Specialist – discussing the auction : “The high interest for very rare and refined furniture has been confirmed, such as lot 144, a Venetian Arte Povera bureau attribuited to Giacomo Locatelli – Venice, 1750 – which from an estimate of 28,000/32,000 euro was sold at 180,750 euro”.

Esmeralda Benvenuti – Sotheby’s Books specialist – commenting the sale: “Almost 100% sold for the homogeneous and interesting private library mainly devoted to Naples. I would like to mention here - as a curiosity - the brilliant prices reached by Celebrations and Costumes books”.

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Giuseppe Vermiglio, Cristo davanti a Pilato. Oil on canvas, 120 x 174 cm. Estimate: 120,000–180,000 euro. Sold: 240,750 euro. Photo: Sotheby's.

NOTE: L'opera fu probabilmente realizzata dopo il soggiorno romano dell'artista (1610-1611), in un momento di forte adesione ai modi del Merisi. Le figure emergono dal fondo buio della tela, rischiarate solo da una fonte di luce esterna che evidenzia i due protagonisti, Cristo e Pilato, mentre nella semioscurità si confondono i profili dei soldati, intensa interpretazione del chiaroscuro caravaggesco.
La composizione è tutta risolta in primo piano, secondo il punto di vista ravvicinato inaugurato dal pittore lombardo che è il riferimento diretto del dipinto. L'impianto spaziale sembra riecheggiare alcune delle sue opere, come l'Incoronazione di spine Giustiniani del Kunsthistorisches Museum di Vienna, in cui si trova un'analoga scansione delle figure che riempiono la superficie pittorica e premono al di là della tela. Originale appare l'inserto del giovane paggio, a destra, con l'abito dai colori accesi, lucenti, in netta contrapposizione al cupo cromatismo dell'opera. Il silenzioso dialogo tra Cristo e Pilato, nucleo tematico del dipinto, è interrotto solo dalla figura centrale, il cui volto si distingue per l'inusuale forza ritrattistica diversamente dai due anonimi armigeri, di cui si riconoscono appena le fisionomie.

A Bologna, sua città d'origine, Spada frequentò la bottega di Cesare Baglione e collaborò con il quadraturista Dentone, affiancandolo in decorazioni prospettiche andate perdute. Negli stessi anni si avvicinò all'Accademia degli Incamminati, aderendo alla lezione carraccesca di cui colse, soprattutto, gli aspetti naturalistici.
Molto problematica appare la vicenda cronologica del pittore che rimase a Bologna fino al 1608 circa per poi passare a Malta, dove gli sono state attribuite molte opere. All'inizio del secondo decennio del '600 lo troviamo sicuramente a Roma, dove è documentato dal Malvasia. Nella città pontificia, l'artista ha modo di venire in contatto con il naturalismo caravaggesco, a cui aderisce così strettamente da ricevere dai contemporanei l'appellativo di "scimmia del Caravaggio", in parte giustificato, forse, dalla stravaganza di Leonello nel vestire e a da una certa spavalderia che pare lo contraddicesse. L'artista potrebbe anche aver conosciuto direttamente il pittore lombardo ma non a Roma, dove arrivò troppo tardi, bensì a Napoli, durante un ipotetico viaggio, prima della morte del Merisi (1609). Brano esemplare della conversione caravaggesca rimane la monumentale tela con il San Giovanni nella chiesa romana dei Cappuccini, oltre a diverse scene di genere realizzate dall'artista, come il Concerto del Louvre a Parigi.
Tornato in Emilia nel 1614, ricevette poi molte commissioni a Bologna e a Parma, divenendo il protetto di Alessandro d'Este e Ranuccio I Farnese. Nello stesso periodo si legò anche al cardinal Maffeo Barberini, futuro papa Urbano VIII, per cui dipinse numerose opere destinate alla sua collezione, come il San Girolamo e l'Incoronazione di spine, conservate presso la Galleria Nazionale d'Arte Antica, in Palazzo Barberini a Roma.

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